lunedì 29 ottobre 2007

Algeria, le riforme alla "baguette"!


Nelle ultime settimane sta montando in Algeria la rabbia e lo sdegno popolare per i nuovi testi scolastici. Dopo le “riforme” infatti, i libri di Storia e di educazione civica per le elementari e le medie sono stati rivisti “alla francese”.

I bambini della quinta elementare non potranno più leggere la versione originale di Kassaman, poesia e inno nazionale di Mufdi Zakaria, il poeta rivoluzionario, i cui versetti sfidavano la Francia colonialista. In sostanza un passaggio che si può tradurre così “O Francia! Oltre è il periodo dei palavers / Noi l’abbiamo chiuso come chiudiamo un libro / O Francia! Il giorno per fare i conti è venuto! Preparati! Qui è la nostra risposta! Il verdetto, la nostra rivoluzione ce lo renderà / Siamo determinati che l'Algeria vivrà, siate testimoni – siate testimoni – siate testimoni” non compare più nel testo!
Questo però è nulla in confronto a quello che si legge nel testo di Storia per le medie. La Francia viene definita “forza liberatrice” dalla “colonizzazione ottomana” e descrive i rivoluzionari e i mujahedin che lottarono per l’indipendenza come “fondamentalisti estremisti”. Inutile dire che insegnanti e genitori sono rimasti scioccati da tale stravolgimento nella storia del paese.

Ora qui voglio fare un parallelismo. Da più parti si sente dire che “è inaccettabile censurare qualcosa solo perché offende i musulmani” in riferimento a opere teatrali o letterarie in cui l’insulto all’Islam è piuttosto palese. In nome della libertà d’espressione accetto. Mi sembra ambiguo però il fatto che di contromisura molti paesi occidentali debbano decidere cosa e come insegnare la Storia e altro ai nostri giovani. Insultare Maometto si può ma ricordare i massacri della Francia colonialista no perché offende i francesi? Scusate ma così non ci sto!

martedì 23 ottobre 2007

Quando il fratello è brasiliano


Pochi giorni fa gli ultimi profughi palestinesi in fuga da Baghdad, bloccati tra Iraq, Giordania e Siria, hanno lasciato la zona verso il Brasile. Mi risulta che Cile e Canada si erano resi disponibili ad ospitarne una parte. Erano poche centinaia quelli rimasti sospesi nella terra di nessuno per “burocrazia”. Nessun paese arabo, se non Yemen e Sudan in extremis, gli avevano dato diritto di asilo. Quattro anni e mezzo nel deserto sotto le tende, soffrendo il caldo e il freddo, l’umidità, la mancanza di qualsiasi cosa, vivendo con quel poco che gli veniva passato dalle associazioni umanitarie. Per quattro anni e mezzo hanno vissuto come cani, direi peggio dei cani di un qualsiasi paese civile. Tra questi c’era anche un signore con un curriculum di tutto rispetto, una laurea, un master e un dottorato di ricerca in Genetica. Ma tanto siamo talmente saturi di cervelli dalle nostre parti che li lasciamo andare così!

Il bello è che ci scaldiamo sempre parlando di “fratellanza” e “nazione araba”. Ma ci rendiamo conto che sono solo chiacchiere? Non ho visto le piazze del Cairo e di Damasco piene di gente per solidarietà ai nostri “fratelli” nel deserto, non ho visto titoli di giornali duri con i governi. Ho visto qualcosa sulle tv satellitari proprio alla fine, tanto per “piangere sul latte versato”. Ho visto un giornalista giordano dire su Aljazeera con tono polemico che “questa è una vergogna per tutti i governi arabi”. Era incluso anche il suo?

E’ una vera vergogna non solo per i governi, che tanto ci deluderanno sempre, ma lo è per noi cittadini arabi, che ormai non ci mobilitiamo più per niente se non “telecomandati”. Le vignette ci hanno recato un’offesa pesante, sono d’accordo, ma lì c’era solo da protestare civilmente, senza quelle vergognose violenze che si sono viste. Ora invece quando ci sarebbe da infiammare le piazze, da occupare palazzi governativi da destinare a questi profughi, in poche parole da “tirare fuori le palle”, dimostriamo quello che valiamo veramente, nulla. Alzi la mano chi non è d’accordo!

sabato 20 ottobre 2007

Arabi a Kirkuk, storia di una doppia immigrazione


Ultimamente si parla molto di divisione dell’Iraq, autonomie, Kurdistan. Le autorità irachene hanno istituito già da tempo un fondo per “rimborsare” agli iracheni del sud (arabi) vissuti a Kirkuk per decenni il loro ritorno nelle zone di origine. Questi devono andarsene per ripristinare l’equilibrio etnico della città! Vi riporto quello che ci racconta a proposito il quotidiano Asharq al Awsat.

Abu Mohammad ha oggi 60 anni, si era trasferito a Kirkuk 28 anni fa, quando Saddam offriva degli incentivi a chi si trasferiva a Nord, ma le cose non sono più come una volta. Il mix di etnie che ha reso ricca Kirkuk, curdi, arabi, turcmeni , assiri,è oggi la scintilla di tutte le violenze. Il sig.Abu Mohammad, arabo, ha deciso di accettare il “rimborso” (sedicimila dollari circa) per tornarsene con la sua famiglia di dieci persone a Samawa nel sud. “Ho pensato fosse meglio andarsene, tanto alla fine volenti o nolenti tutti gli arabi se ne dovranno andare”. Questo piano di “normalizzazione” ha come obiettivo quello di ripristinare la distribuzione etnica nella città prima degli anni settanta e ottanta, quando Saddam avviò una specie di “arabizzazione” del nord. Il piano è uno degli elementi più importanti del referendum che dovrà tenersi a fine anno sul da farsi a Kirkuk, che i curdi vorrebbero facente parte della loro zona autonoma.

Alcuni temono che gli arabi e i turcmeni, che non vogliono lasciare la città, possano dare inizio a forti scontri nel caso di un referendum vincolante sul loro destino. Le cifre sulla presenza araba a Kirkuk non sono molto precise, alcuni parlano di 70 mila nuclei famigliari, altri addirittura di 135 mila, comunque pare che almeno un terzo degli abitanti si possa ritenere “arabo”.
Jbouri, membro del comitato per il “rimborso” degli arabi, afferma che molte famiglie arabe, mille all’incirca, si sono registrate per lasciare la città e che molti l’avevano già fatto per le violenze e ora hanno registrato i propri nomi per avere diritto al rimborso.

Umm Zainab, 50 anni e madre di sette figli, dice di non sopportare più le restrizioni contro gli arabi e ha proseguito “non mi è più possibile lavorare a Kirkuk, per questo voglio tornare ad Amara”, una piccola città sciita del sud. Aggiunge “sono stata qui per oltre 25 anni ma per quanto si possa rimanere ci sentiremo sempre degli stranieri”.

Un'altra triste storia di immigrazione “extracomunitaria”…

mercoledì 17 ottobre 2007

Una "piccola" distrazione…


Stamattina Aljazeera ci racconta di un missile Patriot (intercettore terra-aria) che sarebbe partito in nottata per errore dalla base di Sailiyah (comando centrale statunitense nel golfo persico) vicino a Doha andando a finire su una fattoria in mezzo al deserto del Qatar senza provocare vittime fortunatamente. Il pentagono conferma la notizia.

Che volete che sia, hanno pigiato il tasto sbagliato…doveva essere il primo missile su Teheran!

lunedì 15 ottobre 2007

Se i moderati sono come Tantawi!


Il termine “musulmano moderato” è stato coniato in occidente, successivamente tradotto in arabo. Moderazione e “wasatiyya” (via di mezzo) sono caratteristiche insite nella dottrina islamica, per questo non c’era bisogno di sottolinearle con un termine apposito. La politica può tutto e ha riproposto in materia religiosa qualcosa che non lo è. Determinate ideologie islamiche “estreme” sono politiche con “risorse” religiose, non il contrario. Sono progetti politici che usano la religione, la plasmano e ne assumono il controllo finendo per confondere Islam con Islamismo politico. Certo come dice Miguel nel suo ottimo pezzo sull’Islam non è assolutamente facile distinguere la religione dalla politica, dando per scontato che quasi tutte le religioni “impartiscono” un sistema valoriale e di pensiero dal quale scaturiscono poi le nostre azioni politiche e che oltre alle religioni “ufficiali” ce ne sono decine non recepite come tali, vedi il consumismo per esempio. Inoltre l’Islam ha un senso comunitario molto spiccato, la vera fede si realizza in un progetto di vita comunitario che rispecchi nel migliore dei modi i valori dell’Islam, da ciò forse il suo più complicato rapporto con la politica.

Attualmente a riguardo il dibattito politico/culturale interno al mondo islamico è piuttosto vivo. Ci siamo smarriti sulla via della globalizzazione e non ci siamo ancora ripresi. Quando in genere una persona è in coma si ritiene fondamentale il risveglio, da lì capisci tutto, se si riprenderà o no, se ha subito lesioni irreversibili,ecc. Noi siamo in quella fase, ci dobbiamo svegliare dal coma. Il problema è come dobbiamo essere una volta svegli! Ecco quindi che spuntano, sempre più forti, gli echi di un passato glorioso, in cui la ummah era forte, stabile, prospera e dinamica. Tra le varie “sfumature” islamiche la corrente salafita (i sauditi) è predominante, per tanti motivi, non per ultimi quelli economici. I salafiti sono schietti, diretti, chiari e onesti. Sanno cosa vogliono e fanno propaganda per il loro modello “teocratico” di stato. La domanda sorge spontanea, le alternative? Ecco, qui casca l’asino! Tutto quello che ora governa è da buttare, quindi automaticamente i nazionalismi, socialismi, monarchie perdono colpi e rimane solo l’alternativa “Islam moderato” come risposta al “radicalismo” dei salafiti. Ad essere sincero vedo poco altro. Non è un discorso di convinzione, quanto di un meccanismo di rigetto verso tutto ciò che viene proposto dall’alto. I sistemi “liberali” di molti paesi cosiddetti “moderati” sono sinonimo di corruzione. Sono troppo “remissivi” su questioni cruciali per le masse arabe (vedi Palestina) e in realtà pur professandosi democratici sono esattamente l’opposto con repressione (magari più soft di altri) dei dissidenti. I “socialisti arabi” come Assad si reggono in piedi grazie a un sistema poliziesco che ti controlla anche quando vai in bagno. Da qui la scelta “islamica” delle masse. Ci sarebbe il comunismo che ha qualche adepto ma non certo i numeri per governare.

Il problema è l’intreccio, piuttosto pesante, che c’è tra noti esponenti di questo “Islam moderato” e i palazzi. Un esempio lampante è Tantawi, noto mufti di Al Azhar, che più volte è stato accusato di essere portatore di un “Islam alla Mubarak”. Uscite come l’ultima di pochi giorni fa, che ha sollevato un mare di polemiche, non aiutano certo a smentire tale fama. Il mufti ha affermato che i giornalisti che scrivono menzogne meriterebbero la fustigazione! Considerando che nelle ultime settimane tra la stampa e il palazzo ci sono forti tensioni dopo la repressione contro alcuni giornalisti accusati di “riportare notizie false” su Mubarak, le parole di Tantawi sanno proprio di “fatwa presidenziale”. Ecco perché i salafiti fanno presa e gli altri (per ora) no…

giovedì 11 ottobre 2007

Eid Mubarak


Auguro a tutti i fratelli/sorelle Eid Mubarak. Sperando che l'anno prossimo il Ramadan trovi un mondo migliore...


mercoledì 10 ottobre 2007

Magdi, dacci un po’ di varietà!


In televisione ormai si vede solo Allam quando c’è da parlare di Islam. La cosa mi preoccupa non poco. Alcuni giorni fa era da Marzullo, affermando le solite cose. L’altro ieri era da Alain Elkann nel programma “l’intervista”. Le parole sono sempre le stesse, scritto o parlato Allam è sempre quello. Nichilismo, crisi dei valori, relativismo, cultura dell’odio, ecc. Quando parla sai già cosa dirà, è un caso unico. Ci sono tanti giornalisti e “intellettuali” (categoria che non riguarda il nostro simpatico scrittore) che affermano le stesse cose ogni qualvolta ce ne sia bisogno, ma almeno lo fanno in salse diverse. Allam ripete non solo gli stessi concetti, ma con le stesse parole, le stesse frasi. Potrebbe benissimo mandare un registratore al posto suo!

Devo dire che Elkann era piuttosto sconvolto, gli si leggeva in faccia, da tanta “tragedia” prevista dal giornalista egiziano. Non c’era speranza, tutti i paesi musulmani erano messi male e con pessime prospettive ideologiche. L’Egitto? “in effetti sono molto preoccupato”. Il Marocco? “sono piuttosto preoccupato”. La Turchia? “sono veramente preoccupato”. Gira e rigira c’è sempre da preoccuparsi. Quelli perché vogliono “islamizzare la costituzione”, gli altri perché “i partiti islamici sono comunque forti”. Tutto questo parlando del suo ultimo libro, quel capolavoro intitolato “Viva Israele”! Ovviamente cosa ha detto su ciò? Che la radice del male è lì, che “negando il diritto alla vita degli altri si finisce per negarlo a se stessi”. Chissà come mai mi sembra di averle già sentite queste parole. Che c’entra poi la vita degli altri con un problema politico ben preciso come quello mediorientale non si sa. Facciamo così Allam, io domani vengo e mi stabilisco a casa sua, successivamente inizieranno ad arrivare i miei parenti, poi non ci sarà più spazio per lei e ci dovrà salutare. Se avrà da ridire su tutto ciò sarà per “la cultura dell’odio nella quale è cresciuto”. Intesi?

domenica 7 ottobre 2007

Musharraf rieletto, viva la democrazia al curry!


Non sono un analista politico, il Pakistan non l’ho mai visitato e di amici pachistani non ne ho. Però su Musharraf tanto amato dal popolo non ci ho mai creduto. Basta guardare i tg per rendersi conto che in certe zone del Pakistan non ci può nemmeno mettere piede altrimenti salta, in aria intendo. I pochi pachistani che ho conosciuto in passato erano tutti per un’idea molto chiara di stato, repubblica islamica dove vige la sharia, una specie di Arabia bis ma più democratica. Un Iran sunnita in un certo senso. Ammetto di aver conosciuto solo persone semplici, gente proveniente da villaggi e campagne, mai avvocati e medici di Islamabad, ma la gente dei villaggi è una bella fetta di quel paese direi!

Ha vinto Musharraf, in attesa del “verdetto” della corte suprema, scontato direi. Ci vorrei anche credere nella democrazia pakistana, ma non mi riesce. Il fatto è che c’è sempre quella macchia tipica di tutte le elezioni dalle nostre parti. Mai uno che vinca per un pelo, per un pugno di voti, si deve sempre stravincere! Certo ci saranno anche dei fessi che ci credono, ma un po’ di rispetto per l’elettore non guasterebbe, una presa per il culo più “elaborata”, insomma stile Bush - Gore del 2000. Un po’ di voti in sospeso e poi la vittoria, e invece no, da noi non amano il “political thriller”, si vince sempre alla grande. Il presidente è amato, tutti lo amano, si venderebbero la moglie per lui!

Che dire, ci sarà Alqaeda in Pakistan, ci sarà una situazione esplosiva per cui lasciare il paese ai talebani e amici incendierebbe l’intera zona, tutto quello che volete, ma almeno che ce lo dicano chiaramente. Queste sceneggiate sono il peggio che si possa vedere, e il meglio per tutti quelli che credono in Osama e company. ''Solo promuovendo la democrazia e lo Stato di diritto si combatte il fondamentalismo'', dice Munir Malek, leader del movimento degli avvocati, gruppo di opposizione a Musharraf. Non fa una grinza!

Ehi America, ti posso dare un consiglio? Smettila di appoggiare certi presidenti “moderati” se non vuoi vedere Osama presidente tra dieci anni, fallo per il tuo e il nostro bene. Thanks...

venerdì 5 ottobre 2007

I wish...


Sugli arabi e i musulmani se ne dicono tante, di cotte e di crude. Ci sono pensieri cattivi e maligni, razzisti, che invitano alla violenza contro di loro, ma non sempre è così. Ci sono anche critiche sincere. Una cosa va detta, bisogna trovare sempre il coraggio di guardarsi dentro.

Siamo come dovremmo essere? Non lo siamo.
Prendersi in giro è inutile, il mondo arabo è pieno di cose da eliminare, cambiare, migliorare. Amo il mio mondo, considero il suo “cuore” buono e pieno di amore e fratellanza, ma di cose che vorrei cambiare ce ne sono tante.

Vorrei che nessuno uccidesse degli innocenti in nome di Allah…

Vorrei vedere la democrazia che nasce dal popolo, i movimenti di piazza, i volantini…

Vorrei sentire critiche anche alle carceri sparse nel nostro mondo, non solo Abu Ghreib

Vorrei che nessun musulmano considerasse l’Islam vero solo quello suo…

Vorrei che ci fosse più apertura tra le diverse ideologie e correnti politiche…

Vorrei sentire i giovani parlare di libri e politica, non solo degli ultimi videoclip…

Vorrei che gli arabi capissero le eccezionali potenzialità di internet, che non è una chat room

Vorrei che si investisse nell’industria e non nei centri commerciali…

Vorrei seguire un dibattito in tv senza urlatori e accuse reciproche…

Vorrei vedere gli arabi spostarsi tra stati limitrofi senza burocrazia e visti assurdi…

Vorrei…vorrei…vorrei. Tante cose vorrei per questo mondo, ma un buon inizio sarebbe quello di aprirsi alle critiche, accettare il confronto. Nessuna società migliora da sola, la storia ce lo insegna!

lunedì 1 ottobre 2007

La Birmania? Ma pensate a Sderot !!


Come fai a capire che uno ha torto marcio e nemmeno un briciolo di obiettività? Non sempre è facile, ma a volte basta poco. Vediamo un esempio “significativo”.

Oggi sono andato a sfogliare il forum di Allam. Pur avendolo abbandonato da anni come partecipante ogni tanto vado a buttare l’occhio da lettore, principalmente per rendermi conto di quanta follia ci sia in giro. Raramente si leggono messaggi sensati da quelle parti. Vi dicevo del torto e la ragione. Quando leggi sul forum, messo anche in rilievo, un post dal titolo “Sderot e Birmania” ti rendi conto che non c’è limite al delirio di certa gente. In sintesi un membro del forum s’indigna perché il mondo si solleva per la Birmania ma non per Sderot! Non è uno scherzo, potete andare a controllare!
Sderot è una cittadina israeliana, l’unica raggiungibile con i “missili qassam” dalla striscia di Gaza, da un po’ di tempo viene bersagliata da questi “sofisticatissimi” e “devastanti” missili fatti in casa, nel vero senso del termine. Una decina di vittime circa dall’inizio della seconda intifada nel 2000. Questa è l’arma con la quale i palestinesi rispondono alle incursioni israeliane fatte di Apache, F-16 e carri armati che fanno decine di vittime alla settimana, non al decennio.

Ora noi tutti, se avessimo un po’ di dignità, ci dovremmo vestire con i colori di Sderot e non della Birmania. Ma si sentono bene in quel forum? Se proprio mi devo vestire con i colori di una città martoriata, affamata, distrutta e bagnata quotidianamente dal sangue di innocenti questa è Gaza, non certo Sderot.
Poi ti dicono di non cedere al V-pensiero…

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