venerdì 28 settembre 2007

Il Congresso e l’Iraq da dividere


Ricordo benissimo le affermazioni di molti amici arabi prima della guerra in Iraq “vedrai che alla fine è tutto un piano per dividere gli stati potenzialmente ricchi in piccoli stati insignificanti per controllarli”. Già dopo il 2001 circolavano in rete “idee” di generali americani per dividere l’Arabia Saudita in più stati. Proprio così. Io a differenza di molti arabi non sono uno che crede più di tanto nel complotto. Possono esistere complotti qui e lì, ma che siano la regola non ci credo, forse perché mi voglio illudere che dopo tutto il mondo è ancora un posto bello.
Certo dopo aver letto del congresso americano che approva “in modo non vincolante” una proposta per dividere l’Iraq in tre stati (curdo,sunnita,sciita) le mie certezze traballano non poco. Era tutto pianificato? Spaccare l’Iraq con scelte discutibili come quella di sciogliere l’esercito per mettere sciiti e sunniti gli uni contro gli altri e poi dire “l’unica ora è dividere l’Iraq”?

Teoricamente gli americani vantano i migliori analisti, esperti, tattici, militari. Nella pratica non hanno fatto una sola scelta azzeccata in Iraq. Una serie di errori uno più grosso dell’altro fino a distruggere quel poco che c’era in Iraq e scatenare una guerra fratricida. Ieri in tv c’era Al Hashimi, il vice presidente iracheno, che visitava (con tante telecamere al seguito) un centro per minorenni, tutti torturati dopo la caduta di Saddam, nel “nuovo Iraq democratico”. Non uno o due casi, centinaia. Tredicenni picchiati a sangue, bastonati, stuprati dalla polizia irachena. Motivo? Erano dei “sospetti” perché avevano tutti cognomi sunniti! La spaccatura c’era anche prima, non lo nego, ma gli americani hanno fatto di tutto per allontanare le parti, hanno punito collettivamente città sunnite come Fallujah, hanno riempito le carceri di sunniti solo perché avevano legami col partito Baath, quando è ben noto che sotto Saddam erano tutti nel Baath! Hanno consegnato la polizia agli sciiti, escludendo di fatto i sunniti dall’ordine pubblico. Poi arriva un giorno e ti dicono “oh quanto ci dispiace, noi abbiamo fatto di tutto ma l’unica ora è dividere l’Iraq”. No cari miei, non si può fare. L’Iraq è la culla delle civiltà antiche, è la storia antica e recente del mondo arabo, è le mille e una notte. Ve lo devo proprio dire, yankee go home…all’Iraq ci penseranno gli iracheni
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Studio in Bahrein: il 57 % dei kamikaze non è religoso


Ormai in occidente il connubio Islam = terrore è stato inculcato per bene a ogni singolo cittadino. Una dose mattutina, una pomeridiana e una prima della nanna. Un mese di trattamento e poi dicono tutti le stesse cose “non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani” o “come mai solo i musulmani si fanno esplodere?” e tante altre “finezze” da grandi esperti di mondo islamico e mediorientale.

Nel mondo arabo, al contrario di quanto si possa credere qui, è in atto da anni un dibattito molto acceso sul terrorismo, le sue cause, le sue radici, il fascino che può esercitare una certa ideologia “vendicativa” su di una gioventù smarrita e arrabbiata e con poche prospettive future. Sul network Alarabiya, tra i maggiori canali d’informazione nel mondo arabo, va in onda un programma che s’intitola “l’industria della morte”. Parla di terrorismo, ideologie radicali e via dicendo. Nell’ultima puntata un esperto del
“Gulf centre for strategic studies” del Bahrein ha reso noto uno studio dal quale si evince che il 57% degli attentati eseguiti tramite kamikaze sono stati adottati da gruppi non religiosi.

Secondo lo studio gruppi come le “tigri Tamil” dello Sri Lanka o il PKK curdo hanno adottato il metodo kamikaze decenni prima dei gruppi islamici. I Tamil addestravano i bambini all’età di dieci anni per un periodo di circa tre anni, dopo i quali il kamikaze era pronto all’azione senza esitazione.
Un dato significativo che emerge dallo studio è come lo stupro delle donne in Cecenia, da parte dei soldati russi, abbia trasformato molte di loro in kamikaze contro i russi. Infatti ben il 42% degli attentati ceceni sono opera di donne, spesso vittime di stupro, altre volte disperate che hanno perso marito e figli in guerra.

Non dico questo per sminuire il problema “terrorismo islamico”. Ma forse andrebbe ridimensionato il fattore religioso a favore di altri, sociali, umani, economici, politici, che portano uomini e donne, a latitudini diverse, a optare per una scelta così estrema per danneggiare chi è visto come il nemico.
Lo stesso Binladen si è tradito più volte, rivelando nei suoi discorsi le cause “terrene” del suo odio verso l’America, la presenza di truppe americane nei paesi del golfo, il petrolio in mano alle multinazionali, l’invasione israeliana del Libano nel 1982, il sostegno americano ai regimi corrotti della zona. Sta a vedere che anche Osama più che “punire gli infedeli” vuole, sempre che sia ancora vivo, realizzare una sua precisa agenda politica…

mercoledì 26 settembre 2007

Allam e il velo “imperialista”!


Ieri Magdi Allam tanto per cambiare ha puntato il dito sui musulmani in toto. Le velate sono tutte integraliste appartenenti a un' ideologia “imperialista islamica” che vuole dominare il mondo. Ecco, quindi tutte quelle signore e signorine che conosco, semplici donne religiose e con valori sani, magari un po’ “all’antica” per gli standard occidentali, come potevano essere qui le nostre nonne, sono in realtà delle pericolosissime donne imperialiste! Eppure le mie carissime zie non sanno nemmeno dove si trova l’Italia da conquistare, i loro problemi sono il lavoro del figlio, il matrimonio della figlia, l’affitto della casa e via dicendo. Il velo lo portano perché nella religione islamica, per quanto Allam possa continuare a negarlo, ci sono versetti coranici e detti del profeta che indicano chiaramente il velo come indumento femminile “atto a garantire la purezza e la moralità nella società”. Si può obiettare su ciò, nel senso che uno potrebbe dire che nel 2007, con internet, le tv satellitari, playboy e tutto il resto, questa “moralità” va a farsi benedire e non è certo un ciuffo di capelli a scatenare il putiferio sessuale! Personalmente, se il signore mi avesse creato senza i testicoli, avrei sicuramente posizionato il velo in fondo alla lista delle mie priorità religiose, avrei pensato prima a tante altre cose che spesso molte velate trascurano.

Nell’Islam oltre alla “morale sessuale” c’è anche una “morale verbale”, una comportamentale, una economica e tante altre. Nell’Islam, un po’ come diceva Gesù, il ricco deve cercare di liberarsi della sua ricchezza, perché questa può impedirgli l’ingresso in paradiso, specie se il suo vicino, o il vicino del suo vicino, e si va avanti fino a 70 gradi di vicinato, soffre la povertà e la miseria. Siccome tale condizione è certamente verificata in quasi tutti i paesi musulmani (escludiamo Emirati e simili) è chiaro che nell’Islam oggi, volendo essere rigidi, non si può godere della propria ricchezza data la povertà diffusa. Eppure di donne velate piene di ciondoloni d’oro il mondo arabo è stracolmo, un controsenso? In un certo senso si. Prima smettiamola di mentire, di essere avidi, di giudicare il prossimo, di trascurare i poveri, poi casomai mettiamoci il velo per aspirare alla “perfezione”. Questo è il mio pensiero. Ma detto ciò, caro Allam, ci risparmi la storia delle “velate imperialiste”, è troppo grossa per andare giù!

L'Iran è veramente un pericolo?


Ammettiamolo, avere fiducia in Bush non è facile, non c’entra l’essere di destra o sinistra, ma diciamolo chiaramente, ci ha raccontato troppe cavolate sull’Iraq, prima erano le armi di distruzione di massa, poi i legami tra Saddam e Alqaeda, e infine quando non sapeva più che dire ha tirato fuori la democrazia agli iracheni. Non proprio una cosa bella da vedersi. Dicono tanto che il popolo è sovrano, ma poi si va in guerra mentendo a tutti e nessuno ne paga le conseguenze.

Ora c’è l’Iran, gli americani ci raccontano che gli ayatollah vogliono la bomba. L’agenzia internazionale per l’energia atomica però
non ha rilevato nulla di sospetto. Un po’ la stessa storia dell’Iraq, gli ispettori non trovavano niente, gli americani facevano pressione su di loro perché dicessero qualcosa che facesse credere il contrario, alla fine Powell fece la sua famosa sceneggiata alle nazioni unite parlando di Uranio dall’Africa e via dicendo, tutto inventato, e l’incubo della guerra divenne realtà. Stiamo ripercorrendo la stessa strada? Bastano le affermazioni di Ahmadinejad su Israele “cancro da estirpare” per ritenere l’Iran in procinto di produrre l’atomica da gettare poi su Tel Aviv? Saranno anche grandi nemici di Israele, ma stupidi non lo sono di certo, sanno benissimo che anche volendo realmente distruggere lo stato ebraico si condannerebbero alla distruzione totale, perché Israele ha decine di testate già belle pronte e puntate, l’Iran, sempre che sia tutto vero, potrebbe produrne una per il 2010 secondo gli esperti. Si può essere talmente stupidi da buttare una bomba sul nemico sapendo che te ne arriveranno poi venti in testa? Quindi, sempre che sia tutto vero, la corsa dell’Iran all’atomica si potrebbe leggere più come deterrente contro attacchi nemici dopo aver visto quello che è successo al vicino Iraq. Personalmente non credo a quello che va affermando Bush, ma anche se fosse, chi è dei due che cerca di evitare la catastrofe? E’ l’America che bombardando l’Iran vuole impedirne l’ingresso nel “club atomico” perché diventerebbe un pericolo per i suoi vicini, o è l’Iran che con il nucleare vuole garantirsi da invasioni nemiche tipo quella americana in Iraq? Mi sa che anche questa volta la risposta ci arriverà quando sarà ormai troppo tardi…

Perchè scrivere?


Non è la prima volta che decido di scrivere quello che penso in rete. L’ho fatto altre volte, anni fa avevo un sito “turistico” sulla Giordania, sono stato per molto tempo un membro attivo del forum di Allam poi abbandonato per “irrimediabile xenofobia” di buona parte dei suoi frequentatori e mancanza di neutralità del moderatore stesso, ho anche avuto una breve esperienza con un blog in precedenza, giusto un paio di settimane e poi l’ho chiuso perché non avevo tanto tempo a disposizione.
Questa volta ho deciso, devo fare sul serio, scrivo quando mi va, una settimana può andare bene un solo articolo, poi magari c’è il giorno in cui mi sento in vena e ne scrivo tre, non devo e non voglio avere nulla di programmato, il blog deve rappresentare il luogo in cui rifugiarsi quando hai da dire qualcosa su questo benedetto mondo destinato all’autodistruzione nel giro di pochi decenni (nella migliore delle ipotesi).

Chi sono? Nessuno, ma nel mio piccolo ho una fortuna, che però negli ultimi anni si sta trasformando in una maledizione, quella di avere un DNA misto, nelle mie vene scorrono globuli italici affiancati da quelli arabi in completa armonia, senza distinzione di razza, cultura o religione!
Perché sta diventando una maledizione? Beh, basta guardarsi attorno, ormai per i musulmani rischi di diventare troppo “occidentalizzato” perché magari non sei d’accordo su tutto quello che succede da quelle parti, per gli occidentali sei “integralista” perché dici che i palestinesi sono le vittime e non i carnefici nel “mitico” conflitto mediorientale…
Insomma, quelli come me rischiano di perdersi tra i due mondi. Pare che per molti, troppi direi, il mondo debba essere per forza bianco o nero, il grigio non esiste. Non dico che per forza si debba credere nelle 256 tonalità di windows, ma almeno una scala di grigi potrà esistere? Potrò essere laico e musulmano? Contro i terroristi ma favorevole a una scuola araba in Italia? Capitalista ma estimatore del Che? Non è possibile? E dove sta scritto?

Spero che questo sia l’inizio di un lungo percorso di confronto e dibattito con tutti, musulmani, cristiani, atei, destra, sinistra, leghisti, stalinisti, in sintesi tutti. L’unica regola? La buona educazione, esprimere opinioni e non insulti, rendersi conto che l’interlocutore è prima di tutto un essere umano come te, poi viene tutto il resto. Il nome del blog, la tenda beduina, non nasce per caso. Personalmente ho un grande amore per il deserto, è un luogo come pochi dove rilassarsi e meditare. Il silenzio, il cielo stellato, il rumore del vento e soprattutto la tenda. Casa dei beduini, ma anche circolo di confronto e dibattito dove i capi tribù si uniscono e parlano dei loro problemi, tra profumo d’incenso e bicchieri di tè bollente, perché la discussione rimanga sempre amichevole. Che sia di buon auspicio per questo blog…

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